Che
l’esperienza di una visita a Pitigliano sia speciale
lo si vede arrivando; meglio se dai tornanti della
strada per Manciano, dov’è il santuario della Madonna
delle Grazie. Con le case innestate sul ciglio dello
strapiombante masso tufaceo punteggiato di cavità, e
le grandiose arcate che reggono l’acquedotto
progettato da Antonio da Sangallo per gli Orsini
(1543-45), il borgo offre uno spettacolo
straordinario. Dintorno, le verdi colline che
scandiscono la valle del fiume Fiora, tra la bassa
Maremma e le pendici meridionali dell’Amiata, in basso
le suggestive “vie cave” degli etruschi: la fusione
col paesaggio è assoluta. Fu la signoria degli Orsini,
fra il 1293 e il XVI secolo, a dare veste
medieval-rinascimentale all’abitato di origine e
impianto etrusco. Le testimonianze della storia si
integrano in un ambiente di rara intensità cittadina:
dalle mure etrusche in blocchi di tufo alle case
medievali lungo i vicoli del centro, dal grandioso
palazzo Orsini (medievale ma restaurato nel ’500),
oggi sede museale, al Duomo barocco e alla chiesa di
S. Maria, documentata nel ’200, dalla sobria facciata;
dai vicoletti affacciati sullo strapiombo dell’antico
quartiere Capisotto all’altrettanto antico ghetto, con
la sinagoga del 1598 (di recente restauro), memoria di
quando la comunità ebraica di Pitigliano era tanto
fiorente da far definire la città “Piccola
Gerusalemme”. Aromi e gusti antichi offrono anche le
cantine scavate nel tufo, dove si beve il Bianco di
Pitigliano.
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